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La parabola del riscatto

8 giugno 1990

Mondiali di calcio in un’Italia prima di tangentopoli, prima di Berlusconi, prima di calciopoli, prima dell’Itala che conosciamo.

Italia ‘90

L’Italia delle notti magiche.

L’8 giugno del 1990 a Milano va in scena Argentina – Camerun.

Al nuovo San Siro con quel terzo anello che sfidava il cielo si scontrano la nazionale in cui gioca Dio e un’africana che aveva dalla sua parte il pubblico solo per simpatia, la simpatia che si tributa agli ultimi, ai perdenti.

Una partita già scritta, un risultato che non poteva essere uno e uno soltanto.In mezzo 22 giocatori e un pallone, 90 minuti da giocare e la democrazia della rotondità del pallone.

Al minuto 67, ancora inchiodati sullo zero a zero, c’è un calcio d’angolo per la compagine africana che da dieci minuti è addirittura in dieci contro la squadra di Maradona.

Il corner corto arriva a Makanaky che alza la palla a campanile.Il pallone sta finendo la sua parabola a due metri dal secondo palo, lì ci sono Sensini e Omam-Biyik che spalla contro spalla se la contendono.

Sensini prende il tempo con gli occhi sul pallone fiducioso nelle leggi della fisica e soprattutto in quella di Newton che non ci permette di volare.

Omam-Biyik invece non la pensa così, si stacca da terra, ben oltre la traversa, ben oltre l’immaginazione collettiva, con i piedi all’altezza delle teste degli avversari e dei compagni di squadra che guardano increduli.

Omam-Biyik rimane in aria per un tempo che sembra non finire mai, ad un’altezza che non sembra essere fatta per esseri privi di ali.

L’africano vola, oltre ogni immaginazione, oltre le leggi che governano la fisica, oltre tutte le previsioni, oltre i grandi nomi del calcio.

E colpisce la palla di testa.

E il pallone rotola dietro le spalle del portiere dell’albiceleste.

A venti minuti dalla fine il Camerun è avanti per uno a zero sull’Argentina.

Ci sarà un’altra espulsione nella quadra africana e la partita finirà col risultato invariato.

Il Camerun 9 contro 11 batte l’Argentina di Maradona con un goal di Omam-Biyik che sembra essere un miracolo.

Una favola, il romanticismo che si presta al calcio e ne fa epopea del riscatto.La cenerentola del calcio che con un goal impossibile vince contro ogni pronostico contro la squadra di Dio.

Ecco, la vita è così.

Se davvero vuoi una cosa, se davvero vuoi raggiungere un obbiettivo, se desideri davvero qualcosa, per quanto possa sembrare impossibile da realizzare, se saprai ergerti oltre tutti gli ostacoli, oltre addirittura ai muri invalicabili, alle leggi non scritte che ti obbligano a rimanere nella polvere, riuscirai a ottenere ciò che vuoi, riuscirai ad arrivare al tuo obbiettivo.

Come il Camerun contro l’Argentina, come Omam-Biyik contro Newton.

Non c’è nulla che non possiamo fare.

Nulla che non possiamo raggiungere.

Perché addirittura le leggi della fisica possiamo riscriverle.

Per poi uscire ai quarti con una piccola Inghilterra.

Ecco, la vita è così.

È l’Inghilterra che distrugge i sogni del romanticismo.

È il Camerun che per quanto potesse voler arrivare in finale e magari vincerla non ce l’ha fatta.

La vita è fatta di meravigliose parentesi romantiche, poetiche vittorie su tutto e tutti in una narrazione del riscatto che ha del miracoloso ma prima o poi arriva la realtà.

E le sue leggi.

Omam-Biyik chiuse quel mondiale con quell’unica rete all’attivo, in carriera non fece mai più un goal come quello.

Alla fine, alla fine di quella parabola che sembrava infinita la realtà lo fece tornare a terra.

Lo ricordiamo per quell’unico miracolo.

Alcuni neanche per quello.

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