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La storia di Juan Román Riquelme

Predestinato

Juan Román Riquelme. Basterebbe questo per racchiudere il significato di indossare la maglia numero 10. Riquelme nasce il 24 Giugno 1978 a San Fernando, una città nel quartiere Tigre, a Buenos Aires. Predestinato, nasce il giorno prima della vittoria dell’Argentina del Mondiale del 1978.

Bella Vista

Figlio di Ernesto Cacho e María Ana, maggiore degli undici figli  che crescono in una famiglia umile che vive alla giornata tra la polvere dei quartieri periferici di Don Torcuato. A soli sette anni viene notato il suo talento e alcuni osservatori della squadra del Bella Vista intravedono gli sprazzi e le giocate del grande trequartista.

Riqueme con la numero 10 del Boca Juniors – Photo by Golazoargentino.com

El Mudo

L’osservatore Jorge Rodriguez cerca di convincere Riquelme a giocare nella sua squadra, ma il ragazzo è timido, taciturno e silenzioso e non si sbottona facilmente. El Mudo, tradotto letteralmente Il muto, non ha mai amato chiacchierare e ha sempre preferito dimostrare sul campo.

Squadre di quartiere

Riquelme inizia a giocare per i Defensores de Bella Vista, iniziando il suo percorso di avvicinamento al calcio professionistico, passando per altre squadre di quartiere come La Carpita e Parque.

Un giovane Riquelme – Photo by Infobae

Argentinos Juniors

Il passaggio all’Argentinos Juniors è la prima vera occasione per fare sul serio e Riquelme, dopo qualche perplessità degli addetti ai lavori riguardante la sua esile corporature, inizia a carburare. Tre anni (1992-1995) in cui il futuro numero 10 si fa le ossa, testa pregi e difetti del proprio fisico e impara a ritagliarsi quella posizione sula trequarti di campo, che ne farà uno degli interpreti più straordinari del calcio mondiale.

Juan Roman Riquelme – Photo by Olarin.com

 

River o Boca?

Il 1995 fa da spartiacque alla carriera e il destino sembra aver ritagliato al ragazzo un ruolo nel River Plate, ma a casa Riquelme tutti tifavano Boca Juniors e cercarono di dissuadere il giovane Juan dall’andare a giocare per i nemici di sempre. Il padre Ernesto, disse la sua facendo capire chiaramente da che parte stava: “Se indosserai quella maglia non verrò più allo stadio a vederti giocare”. La madre non fu da meno e redarguì il figlio, minacciandolo addirittura di sbatterlo fuori casa. Fu così che Juan Román Riquelme è diventato un giocatore del Boca Juniors per 800.000 $.

10 Novembre 1996

Il 10 Novembre 1996, El Mudo debutta in assoluto con il Boca Juniors contro la Unión de Santa Fe ed esattamente due settimane dopo realizza la sua prima rete con indosso la casacce degli Xneizes, in una sfida vinta per 6-0 contro l’Huracán.

Il numero 10

L’allenatore del Boca, Héctor Veira non è convinto delle qualità del giocatore e lo fa accomodare spesso in panchina, Riquelme sta al suo posto e non dice mai una parola. La grande occasione giunge con l’arrivo sulla panchina del Boca di Carlos Bianchi, che punta tutto sul nuovo numero 10.

Diego Armando Maradona

El Mudo è senza dubbio l’incarnazione del numero 10 che svaria sulla trequarti e fa innamorare la folla della Bombonera e il destino, ancora una volta, regala a Riquelme un grande onore. Il 25 Ottobre 1997, durante el classico derby tra Boca Juniors e River Plate, Riquelme entra in campo al minuto quarantasei per sostituire un certo Diego Armando Maradona che gioca la sua ultima partita, annunciando il ritiro dal calcio appena sei giorni dopo.

Come in una favola, El Mudo. Juan Román Riquelme.

“Jorge c’è un ragazzino a Don Torcuato che con il pallone fa cose incredibili, dovresti vederlo”.

Attaccato alla cornetta del telefono, avrà ascoltato qualcosa di simile Jorge Ramirez, un ex militare argentino che faceva lo scout nei quartieri polverosi intorno a Buenos Aires.

Jorge andò davvero a vedere quel bambino di 7 anni, magro, scuro di carnagione e con la testa sempre abbassata per timidezza.

Rimase incantato e provò a portarlo nella sua squadra ma il bambino non voleva seguirlo e si nascondeva quando l’osservatore andava a casa sua.

Più convincenti furono gli scout dell’Argentinos Juniors, che riuscirono a convincere il ragazzino ormai tredicenne.

Probabilmente, accettando avrà a malapena fatto cenno di “sì” con la testa, essendo da sempre di poche parole.

Proprio per questo, per quelli del suo quartiere era “El Mudo”, mentre per tutto il resto del mondo sarebbe stato semplicemente Juan Roman Riquelme.

Con la casacca dell’Argentinos incantò fin da subito tifosi e critici.

Tra i maggiori club argentini iniziò una lunga contesa. Sembrava che il River Plate lo avesse in pugno ma comparve all’improvviso un ostacolo insormontabile: che lo prese per 800mila dollari.

E al Boca trovò l’ambiente giusto per regalare magie degne di quella pesante numero 10. La Doce lo ama e lui ama la Doce:

“La Bombonera è la mia casa, il campo il mio cortile.”.

Ma quando si è ritirato non ha pianto solo la Doce, ha pianto un popolo intero perché non si ritirava solo un campione immenso, ma con lui spariva anche un ruolo, un modo di giocare e di interpretare il calcio.

Gli argentini se ne intendono di numeri 10, e quel giorno l’Argentina ha pianto per l’uscita di scena de “L’ultimo Diez”.

Tanti auguri Romàn, stare sveglio di notte per vedere la Copa Libertadores con te valeva sempre la pena…

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