Attraverso The Players Tribune si è raccontato, si è messo a nudo, ha reso tutti partecipi e per ‘ennesima volta, ha dato una lezione a chi non ha ancora capito che il calcio non è solo un gioco, ma un inno alla vita e un modo per riscattarsi.
L’altra parte del mondo
– Sono cresciuto in Francia in una città che si chiama Saint-Dié, dove c’erano tanti immigrati. Mia madre racconta tante volte di quella prima volta che tornammo in Senegal.
Avevo solo sei anni e un po’ di paura. Fu la prima volta che vedevo i miei nonni e i miei cugini e fu uno shock vedere come viveva la gente in altre parti del mondo.
A piedi scalzi
– Tutti i bambini correvano scalzi e ci rimasi molto male.
Pregavo mia madre perché andasse al negozio e comprare delle scarpe per tutti, così da poter giocare a calcio con gli altri ragazzi.
Ma mia madre mi disse: “Kalidou, togliti le scarpe. Vai a giocare come loro”.
– Alla fine mi tolsi le scarpe e andai a giocare a piedi scalzi con i miei cugini, ed è qui che iniziò la mia storia con il calcio.
Razzismo
– Credo che i bambini capiscano il mondo meglio di noi grandi. La prima volta che ho vissuto il razzismo nel calcio è stato contro la Lazio qualche anno fa. Ogni volta che toccavo la palla sentivo i tifosi che facevano dei versi da scimmia. Dopo il fischio finale camminai verso il tunnel degli spogliatoi, ero furioso, ma poi mi ricordai di una cosa importante.
Lezioni di vita
– Prima della partita entrai in campo mano nella mano con una giovane mascotte che mi chiese la maglia e ovviamente promisi di dargliela a fine partita. Dopo la partita andai a cercare la mascotte per consegnargli la magliette e lui mi disse: “
“Chiedo scusa per quello che è successo.”
Il bambino mi chiese scusa a nome di tanta gente più grande lui.