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Juan Sebastián Verón: quei calzettoni abbassati e la lite con Roberto Mancini

Photo by ilparmense.net

Juan Sebastián Verón, per tutti la Brujita è stato uno dei giocatori più romantici di sempre, già perché con quella falcata lunga e i calzettoni abbassati rispecchiava l’emblema del centrocampista vecchio stampo. Genio della mediana, talento e follia incastonate nei piedi eccelsi di un interprete straordinario di un calcio che evoca una profonda nostalgia.

La Plata

La Plata è una città di quasi 800mila abitanti, a circa 70 km a sud-est di Buenos Aires ed è proprio qui che nel 1975 nasce il bambino prodigio Verón che di andare a scuola non ne vuole sapere perché la passione per il pallone viene prima di tutto. Le periferie del sudamerica sono posti difficili, dove si cresce in fretta e molto spesso troppo in fretta. Juan Sebastián lascia definitivamente gli studi intorno al 1993, anno in cui alcuni osservatori dell’Estudiantes lo notano e gli propongono il suo primo contratto da calciatore, proprio come capitò al padre Juan Ramon tanti anni prima. La Brujita, in italiano la streghetta deriva proprio da Bruja, ovvero la strega, come veniva chiamato il papà.

Veron alla Sampdoria - Photo by Facebook.com
Veron alla Sampdoria – Photo by Facebook.com

Lampi di genio

Il giovane Verón lascia subito intravedere lampi di genio e qualità sopra la media grazie a quei piedi sopraffini e la visione di gioco eccelsa. Il centrocampo è l’habitat dell’argentino che dopo un paio di annate sbarca alla Bombonera per vestire la prestigiosa maglia del Boca Juniors. Con la casacca degli Xeneizes arrivano 18 presenze impreziosite da 4 reti. Le giocate di pregevole fattura illuminano il cielo di Buenos Aires e accendono ancora di più il tifo argentino, vedere giocare Verón è un piacere per gli occhi.

Italia

Nel 1996 è tempo di preparare i bagagli e salutare amici e parenti, infatti quella vecchia volpe di Sven-Göran Eriksson mette sul piatto circa 6 miliardi di lire pur di accaparrarsi il giocatore che sbarca in Italia, sponda Genova per vestire la maglia della Sampdoria. Con la casacca blucerchiata arrivano più di 60 presenze in due stagioni a Marassi e Verón incanta gli addetti ai lavori che seguono la Serie A. Il giocatore fa innamorare tutti gli appassionati che stravedono per quel centrocampista che da del tu al pallone, sempre con quei calzettoni abbassati. Nel 1998 l’argentino lascia la Samp per accasarsi al Parma, squadra con la quale vince l’incredibile Coppa UEFA targata 1998/1999. L’argentino è il grande protagonista, insieme al connazionale Hernan Crespo, della cavalcata del club emiliano sino alla finalissima di Mosca vinta 3-0 contro il Marsiglia.

Veron con la maglia della Lazio - Photo by Fifa.com
Veron con la maglia della Lazio – Photo by Fifa.com

Un argentino nella capitale

Vedere giocare la Brujita è una meraviglia per gli occhi e i club di mezzo mondo iniziano a sondare il terreno per cercare di capire se ci siano gli estremi per strapparlo alla concorrenza. La Lazio, più lesta di tutti, si fionda sul centrocampista argentino e sborsa una cifra da capogiro, pari a 60 miliardi delle vecchie lire. Con il club capitolino arriva la consacrazione definitiva, oltre a diversi successi come la Supercoppa UEFA, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e il mitico Scudetto vinto nella stagione 1999/2000.

Luci e ombre in Premier League

Nel 2001 il talentuoso centrocampista saluta l’Italia per accettare l’offerta faraonica del Manchester United che tenta e seduce la Lazio con una cifra vicina agli 80 miliardi di lire. Con la maglia dei Red Devils non arrivano i risultati sperati e Verón fatica ad ambientarsi nella Premier League che però nel 2003 gli regala un’altra possibilità con la casacca del Chelsea. Il club londinese lo acquista per circa 22 milioni di sterline ma anche in maglia Blues la Brujita non entusiasma particolarmente e nonostante Claudio Ranieri lo abbia voluto fortemente, Verón decide di rientrare in Italia sbarcando a Milano, sponda nerazzurra.

Veron con la maglia del Chelsea - Photo by Daiystar.co.uk
Veron con la maglia del Chelsea – Photo by Daiystar.co.uk

Milano

Nella calda estate del 2004 l’argentino arriva all’Inter e il club meneghino lo mette subito al centro del progetto. Verón gioca con continuità e strappa sempre gli applausi di San Siro, risultando anche decisivo nella Supercoppa italiana vinta contro la Juventus il 20 Agosto 2005, grazie a un suo gol messo a segno nei tempi supplementari. Con la maglia interista  Verón torna a giocare ad alti livelli, prima di lasciare per sempre il grande calcio europeo e ritornare in Argentina per giocare con la maglia dell’Estudiantes.

Veron dopo il gol nella Supercoppa italiana contro la Juventus - Photo by Inter.it
Veron dopo il gol nella Supercoppa italiana contro la Juventus – Photo by Inter.it

Il Presidente

Nel 2008 arriva la nomina come miglior giocatore sudamericano e l’anno dopo, caricandosi la squadra sulle spalle, guida il club verso la conquista della Copa Libertadores. Juan Sebastián Verón è un giocatore completo, unico e straordinario che danza sul campo e tocca il pallone con una leggiadria che evoca poesia. Nel 2011 arriva la nomina come direttore sportivo ma Verón ha nostalgia del rettangolo verde e prova l’esperienza con la squadra dilettantistica del Coronel di Brandsen, dove milita per alcuni mesi. L’apoteosi arriva nel 2013 quando la Brujita viene nominato addirittura Presidente dell’Estudiantes, ma  Verón non vuole saperne di smettere e il richiamo del pallone lo spinge nuovamente verso i campi minori.

Juan Sebastian Veron all'Estudiantes- Photo by The Mirror
Juan Sebastian Veron all’Estudiantes- Photo by The Mirror

Ultimi romantici

Pur di inseguire e tirare ancora calci al pallone il calciatore gioca e si diverte con alcuni club di dilettanti ma il 23 Maggio 2017 arriva il giorno dei giorni, Juan Sebastián Verón si ritira dal calcio, lasciando un grande vuoto, perché la Brujita è stato uno di quei giocatori per ultimi romantici. Calzettoni abbassati e grandi falcate.

Roberto Mancini

Ed è proprio Verón che, ricordando i vecchi tempi alla Samp, ricorda un aneddoto curioso che fa sorridere: “Una volta alla Sampdoria ho avuto una discussione con Roberto Mancini. Non è una persona semplice, ha una personalità complessa. Adesso andiamo d’accordo e posso dire che mi ha aiutato nella mia carriera. Abbiamo giocato insieme nella Samp e nella Lazio, ed è stato anche il mio allenatore all’Inter. All’inizio il nostro rapporto è stato difficile. Stavamo giocando con la Samp e in una partita contro il Piacenza io battei un corner e lui mi disse che dovevo mettere in mezzo palloni più alti. In quel momento, non so perché, la presi male e lo insultai. Dopo, quando sono entrato nello spogliatoio, vidi che lui mi stava aspettando per picchiarmi. Si era tolto addirittura la maglia e voleva lottare come se fossimo atleti di kick-boxing. Per fortuna alcuni compagni non gli permisero di picchiarmi. Io so che non mi ero comportato bene in campo, quindi, quando poi si è calmato, mi sono scusato”.

Idolo.

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