La linea invisibile
L’area di rigore avversaria era il suo territorio di caccia. Quella linea invisibile, che vedeva solo lui, era il suo habitat naturale. Esultare come un bambino ad ogni gol era quasi una tradizione, come il rito della Domenica. Giocare sul filo del fuorigioco era la sua specialità.
Per novanta minuti
Filippo Inzaghi è stato uno degli attaccanti più forti della sua generazione, capace di tenere in costante apprensione per novanta minuti i difensori più forti del pianeta.
Veleno e polvere da sparo
Inzaghi era quello che si definisce il bomber di razza, il rapace d’area che la butta sempre dentro. Superpippo è stato l’uomo che ha fatto da spartiacque tra la vecchia e la nuova generazione di attaccanti, l’uomo che ha cambiato la filosofia del numero 9, la punta vecchio stile evoluta al punto gesto, insomma un mix esplosivo di veleno e polvere da sparo.
Il ricamo di Pinturicchio
Nella Juventus dei tempi che furono Inzaghi e Del Piero furono una coppia d’attacco meravigliosa, assortita al punto giusto, con Pinturicchio a ricamare l’orlo per Superpippo che davanti al portiere non sbagliava mai.

L’egoismo
Nel corso di una Diretta Instagram è proprio Alex Del Piero a raccontare vecchi aneddoti, ricordando e raccontando Pippo Inzaghi, a modo suo: “Il mio rapporto con Pippo? Era ottimo fino a quando lui non si presentava davanti la porta a tu per tu con il portiere ed io ero libero di fianco a lui. Pippo è stato sempre uno che si legava le cose al dito. Fuori dal campo eravamo amici, ci trovavamo bene, ma nel campo era abbastanza egoista. Lo faceva anche in allenamento, quando era in area doveva tirare lui e non c’era verso di fartela passare”.
A muso duro
“Se non sbaglio a Piacenza o a Parma litigammo duramente negli spogliatoi a fine primo tempo. Ci fu un’occasione in cui poteva darla a me e il risultato sarebbe stato più rotondo. Ero libero a porta vuota. Lui invece tirò e prese in pieno il portiere. Vincevamo uno a zero e al rientro negli spogliatoi gli dissi: “Perché? cosa ti ho fatto di male? Potevamo segnare ancora e invece siamo solo 1-0”.

La solita cantilena
“Lui cominciò la solita cantilena, dicendo che non mi aveva visto e, che una volta in una partita ero stato io a non passargliela. Volevo urlargli contro, ma ero il capitano, non potevo destabilizzare l’ambiente. Allora vedendo quello che stava accadendo, venne vicino Montero e disse: “Pippo prega che la vinciamo”. Diventò bianco. Rientrammo in campo e per fortuna vincemmo senza problemi”.