Numero 10 cucito sulle spalle
Ariel Arnaldo Ortega nasce a Ledesma, Argentina, il 4 Marzo 1974 e sin da piccolo ha quel numero dieci cucito sulle spalle, quasi come fosse un presagio, un segno del destino che all’età di 17 anni gli regalerà l’esordio nel River Plate.

El burrito
Soprannominato El burrito, tradotto in italiano l’asinello per la sua caratteristica andatura sul rettangolo verde, calciatore che sulla trequarti non ha rivali e accarezza il pallone come pochi sanno fare. Eleganza, maestria, dribbling e tiro incorporato che stregano i Millonarios.
Claudio Ranieri
Ariel è un giocatore meraviglioso, che emoziona e quando lo vedi giocare il cuore batte forte, anche se tifi per la squadra avversaria. Nel River Plate dal 1991 al 1997, quando un giorno arriva una chiamata dalla Spagna e il Valencia di Claudio Ranieri sonda il terreno. Ortega decide che è il momento di avventurarsi in Europa per far decollare una carriera che si prospetta scintillante. In Spagna arrivano nove reti in ventinove partite, ma è troppo poco per convincere Claudio Ranieri e gli scettici che El Burrito possa diventare il faro della trequarti e per lui si spalancano le porte dell’Italia.
29 Luglio 1998
Il 1998 è l’anno in cui a Genova non stanno più nella pelle e i tifosi della Sampdoria aspettando Ortega come un principe. Il 29 Luglio El Burrito sbarca in Italia, i blucerchiati versano nella casse spagnola la bellezza di 23 miliardi di lire. Ingaggio importante e maglia numero 10 sulla spalle, non poteva essere altrimenti. tributano sin da subito un grande affetto e Marassi intona cori di giubilo per il talento argentino. Le otto reti di Ariel Ortega non bastano e la Sampdoria retrocede clamorosamente in Serie B. El burrito mette in luce le sue qualità ma nel contesto di una stagione sciagurata per tutti, Ortega deve scendere dal carro e preparare i bagagli per trasferirsi al Parma che lo acquista per 29 miliardi delle vecchie lire.

Parma
L’effetto Ortega accende i cuori e scatena la fantasia nei tifosi emiliani che sognano sotto l’ombrellone, però assistono ad una stagione incolore, nella quale Ortega non brilla e mette a segno solo tre reti, giocando appena diciotto gare. L’esperimento Serie A non rende come ci si aspettava e Ortega ripensa alla terra natale, l’Argentina.

Welcome back
Il ritorno al River Plate è la logica conseguenza della vita, che spesso pone anche i grandi giocatori, dinnanzi a delle scelte ben precise. Ariel Ortega ha il coraggio di tornare da dove era arrivato, ma solo per due stagioni. Nel 2002, dopo 23 gol in 56 partite, El Burrito torna a far parlare di sé dall’altra parte del continente e sbarca in Turchia. Nella carriera di Ariel Ortega ci saranno altre cinque squadre, più altre due vite al River Plate, da dove tutto iniziò. Ma questa storia ve la racconteremo un altra volta.
Rimpianti
L’esperienza italiana del Burrito non è stata esattamente come tutti speravano, il numero 10 argentino è stato risucchiato nel vortice blucerchiato, con la Sampdoria addirittura retrocessa. All’ombra del Tardini, Ortega non si è mai ambientato e nela provincia di Parma non è esploso il talento ammirato al Monumental.