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5 minuti maledetti: l’Arsenal di Wenger e la finale di Champions League

Espulsione di Lehmann - Photo by football.london

 

 La bacheca

 

All’Arsenal degli Invincibili di Arsène Wenger è mancata una cosa soltanto, ovvero portare la Champions League nel Nord di Londra, per inserirla nella bacheca dei trofei custodita tra le mura di Highbury.

 

Formazione dell’Arsenal in finale di Champions League – Photo by Express.co.uk

 

Nostalgia

 

I Gunners dell’epoca erano una meraviglia per gli occhi, e veder giocar Henry e compagni non era davvero cosa da tutti i giorni. Giocatori che danzavano con il pallone tra i piedi, tifosi che soffiavano sulle caviglie dei calciatori e quel concetto di unicità di squadra che difficilmente vedremo dalle parti dell’Emirates Stadium, nuova casa dell’Arsenal.

 

 

17 Maggio 2006

 

Il 17 Maggio 2006 in quel dello Stade de France di Parigi, arriva l’occasione della vita, quel momento che tutti i tifosi dell’Arsenal aspettano da una vita. La finale di Champions League contro il Barcellona rappresenta una pagina importantissima nella storia di un club che ha vinto tutto, ma mai la Coppa dalla grandi orecchie

 

Juliano Belletti realizza il 2-1 contro l’Arsenal (finale Cahmpiosn League) – Photo by Uefa.com

 

La vigilia

 

Il Barcellona è la squadra da battere ma dal canto suo l’Arsenal ha eliminato corazzate come Real Madrid, Juventus e non si è fatto intimorire da squadra insidiose come il Villareal. I Gunners hanno dalla loro un’incredibile compattezza difensiva e un concetto di squadra che difficilmente si è visto in questa edizione della Champions League. Lo Stade de France è esaurito in ogni ordine di posto e i tifosi inglesi accompagnano il riscaldamento con i proverbiali canti e cori, il pubblico catalano rumoreggia e si esalta ai palleggi di Ronaldinho.

 

Rete di Sol Campbell nella finale di Champions League contro il Barcelona – Photo by Arsenal.com

 

Le formazioni

 

Il Barcellona allenato da Frank Rijkaard schiera in campo l’artiglieria pesante con un 4-3-3 con licenza di offendere: Victor Valdés, Oleguer, Márquez, Puyol, van Bronckhorst, van Bommel, Edmilson, Deco, Giuly, Ronaldinho, Eto’o.

L’Arsenal di Arsène Wenger scende in campo con un prudente 4-4-2 per cercare di stanare l’avversario nei suoi punti deboli: Lehmann, Campbell, Tourè, Ebouè, Cole, Silva, Fàbregas, Pìres, Hleb, Ljungberg, Henry.

 

Arsenal in dieci uomini

 

I Gunners iniziano nel migliore dei modi con l’uomo in maglia numero 14, Thierry Henry, che mette subito a dura prova i riflessi di Victor Valdés, che prima nega il gol in uscita e poi non si lascia sorprendere da un tiro dalla distanza. Dalla parte opposta ci prova Samuel Eto’o, che si presenta tutto solo dinanzi a Lehmann, che in uscita travolge l’attaccante del Barcellona; il direttore di gara estrae il cartellino rosso lasciando i Gunners in inferiorità numerica. Robert Pìres viene sacrificato per fare posto al secondo portiere Manuel Almunia.

 

 

Sol Campbell

 

Con l’uomo in più i catalani si galvanizzano e Ronaldinho prova a sorprendere gli inglesi con le sue giocate pane, amore e fantasia, la retroguardia londinese evita il peggio. Il Barcellona, votato all’attacco, continua a spingere ma si scopre in maniera esponenziale ed Ebouè ne approfitta provando a sorprendere tutti sulla fascia destra; la corsa del giocatore viene interrotta da un fallo di Puyol. Thierry Henry prende il pallone e lo appoggia delicatamente sull’erba, sguardo in mezzo e parabola dolce per la testa di Sol Campbell, stacco imperioso e palle che gonfia la rete. Punizione telecomandata, colpo di reni straordinario e incornata di testa che vale l’1-0 e l’esultanza incontenibile dei tifosi inglesi.

 

 

L’illusione

 

Nella ripresa sale in cattedra il Barcellona, che prova a pareggiare i conti prima con un tiro da fuori di Deco e poi con Ronaldinho, che però non sembra essere in giornata di grazia. Samuel Eto’o sembra infrangere i sogni di gloria dell’Arsenal con la sua girata di sinistro, ma la sfera colpisce il palo e Almunia si salva ancora. I Gunners non si scompongono e cercano la rete che chiuderebbe definitivamente i conti con Hleb ma il tiro rasoterra è impreciso. Gunners ancora pericolosi con lo svedese Freddie Ljungberg che da posizione defilata non trova lo specchio della porta, ma l’occasione della vita capita sui piedi di Henry che davanti a Victor Valdés non riesce a siglare la rete del ko. Più passa il tempo e più l’illusione dell’Arsenal, di poter vincere la Champions League, inizia a diventare realtà.

Cinque minuti

 

Le lancette dell’orologio dicono che è appena iniziato il minuto settantasei, attimo in cui il nuovo entrato Henrik Larsonn chiude una triangolazione servendo Eto’o, che davanti ad Almunia lo beffa con il piatto destro. Pareggio Barcellona. Il pubblico di fede blaugrana esplode, i tifosi inglesi temono il peggio. I supporters dei Gunners, da buoni profeti, capitolano definitivamente all’81’, quando ancora Larsonn serve Belletti con un assist al bacio, il numero due trova il giusto pertugio e con una conclusione che passa sotto le gambe del portiere, regala agli spagnoli l’incredibile rimonta. Il Barcellona ribalta il match in cinque minuti, spedendo l’Arsenal all’inferno. Con l’uomo in più, e nove minuti più recupero da amministrare, i catalani non si scompongono e congelano il possesso del pallone. Al triplice fischio Arsène Wenger, rimasto in camicia, si lascia andare ad un gesto di stizza per aver perso un finale in quei maledetti cinque minuti.

 

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