Dalla Macedonia all’Italia
Quando si parla di calcio macedone viene subito in mente Goran Pandev, giocatore silenzioso, taciturno, che lontano dalle luci della ribalta continua a rubare la scena ai grandi. Goran, sotto i riflettori, ci è stato e e lo ha fatto alla grande. Il Triplete con l’Inter, il gol nella finale del Mondiale per club sono solo alcuni esempi di come l’attaccante macedone sia entrato nell’Olimpo dei grandi. La consacrazione in maglia nerazzurra arrivó dopo quasi 50 gol con la casacca biancoceleste della Lazio, con cui Goran illuminó e delizió la platea romana a suon di reti. Mourinho capì subito che Goran era il giusto interprete per quel ruolo da mezzapunta, che segnava e faceva segnare. La punizione a foglia morta nel derby contro il Milan, è probabilmente la marcatura più bella con la maglia del club meneghino. La carriera di Pandev decollò all’età di sedici anni nel Belasica, squadra della sua città. Dopo appena dodici mesi fu proprio l’Inter a volerlo fortemente e nell’estate del 2001 Goran sbarcò in Italia per una cifra vicina ai 300mila euro. L’esperienza con la primavera interista alzò l’asticella ma Pandev non riuscì a trovare un pertugio per entrare in prima squadra e il club decise di mandarlo in prestito allo Spezia. Dalla Liguria alle Marche e Goran approdò all’Ancona, club con il quale esordì in Serie A il 2 Novembre 2003 in una sfida contro il Siena.
Il mentore Delio Rossi
L’obiettivo del macedone però è sempre quello di tornare all’Inter e ritagliarsi anche un piccolo spazio tra i campioni. Il sogno si spegne proprio quando dalle parti di Appiano si erano quasi convinti che Goran potesse completare il reparto avanzato interista. Il club a tinte nerazzurre però fece marcia indietro e, nell’ambito dell’affare che portò Dejan Stanković all’Inter, Pandev fu ceduto alla Lazio. A Roma trovò un ambiente ospitale e un allenatore che credeva in lui, Delio Rossi plasmò l’attaccante macedone esaltandone tutte le qualità possibili. Fu proprio lo stesso Pandev in un’intervista di qualche tempo fa a ricordare con parole d’affetto il suo ex allenatore: “Per quanto io ho fatto alla Lazio devo sicuramente ringraziare Delio Rossi. Con lui sono cresciuto sia come uomo, sia come giocatore”.
Il ritorno a casa
L’avventura nella capitale terminò in una fredda mattina d’inverno, era il 4 Gennaio 2010 quando Goran, dopo quasi dieci anni tornò all’Inter, club che aveva creduto in lui sin da subito ma che non lo aveva mai fatto esordire in prima squadre. Sotto le sapienti mani di Josè Mourinho Goran si consacrò a simbolo dell’Inter che vinse tutto, sfiorando anche la rete nella finalissima di Champions League. Il bomber giramondo salutò Milano e la sua nebbia per accasarsi all’ombra del Vesuvio e godere del sole di Napoli, così il 26 Agosto del 2011 Goran accettò l’offerta di indossare la numero 29 del club azzurro.
L’ultima doppietta in Serie A
E proprio l’avventura napoletana ci riporta all’ultima doppietta di Goran Pandev in Serie A, datata 7 Dicembre 2013. Era la quindicesima giornata del campionato targato 2013/2014 e Goran andó a segno per ben due volte nell’arco di due minuti. La prima rete la mise a segno al minuto 39 del primo tempo, per poi ripetersi al 41’ sfruttando un assist al bacio di Higuain, all’epoca in maglia partenopea. All’età di 37 anni l’attaccante di Strumica non ha ancora appeso gli scarpini al chiodo e, almeno per il momento, non sembra intenzionato a farlo. Quel ragazzo che esordì a sedici anni in una piccola squadra della Macedonia del Nord è diventato grande.
Ed eccoci ancora qua, a celebrare le gesta dell’attaccante macedone che proprio contro il Napoli, nell’anticipo serale di sabato, ha punito la sua ex squadra con una doppietta. Con la cura Ballardini il Genoa sembra una squadra nuova, e il buon vecchio Goran non manca mai all’appuntamento col il gol.
La difesa ballerina di Gattuso lascia campo a Badelj che imbuca Pandev, il macedone si presenta davanti all’estremo difensore a cui non lascia scampo, minuto 11. Al 26’ ancora l’attaccante genoano protagonista, con il repertorio della casa, controllo e tiro preciso, con la sfera che lambisce il palo e termina la propria corsa in fondo al sacco.