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Le corna di Antonio Cassano all’arbitro Rosetti

31 Maggio 2003

Il 31 Maggio 2003 a San Siro va in scena la finale di ritorno di Coppa Italia tra Milan e Roma. Dopo l’1-4 della sfida d’andata la Roma si presenta a San Siro per cercare di ribaltare il punteggio, ma al 25’ della ripresa accade l’imponderabile. Con la Roma in vantaggio per 2-1, Antonio Cassano perde la testa e lascia i compagni in inferiorità numerica.

Arbitro cornuto

Scaramucce, proteste, nervosismo ed è con un bel paio di corna all’indirizzo del direttore di gara che Cassano etichetta il Signor Rosetti, come arbitro cornuto, un po’ come si faceva da piccoli nei campetti dell’oratorio.

La squalifica

Le corna di Antonio si aggiungono ai calci rifilati a cartellone pubblicitario, che gli costa anche il deferimento da parte del Procuratore federale mentre, per il cartellino rosso, viene punito dal Giudice sportivo con due giornate di squalifica. In totale quattro turni di squalifica e una multa pari a 5 mila euro.

L’etichetta di teppista

Anni dopo Antonio Cassano raccontò quel momento nella sua autobiografia: “Subito dopo il goal del Milan Laursen mi ferma, facendomi pure un po’ male, un fallo clamoroso che Rosetti non fischia. Dopo mezza volta che lo mando affanculo viene lì e mi sventola il rosso. Agli altri ovviamente non sarebbe mai successo. Loro glielo possono dire cinquanta volte e non succederà mai niente, lui farà finta di non sentire. Io invece sì, ho appiccicata l’etichetta del teppista, io”.

Senza rancore

“Quel giorno a dire il vero il teppista lo faccio per davvero, prima gli spingo il fischietto in bocca, si vede benissimo anche in televisione, e poi gli faccio le corna. Del resto in quel momento era proprio quello che pensavo. Che era un cornuto, uno che usava due pesi e due misure e che voleva farmi perdere la partita. Con gli anni abbiamo ricostruito il rapporto. Adesso ogni volta che ci vediamo ci salutiamo con affetto ma quel giorno lì, no. Ero fuori di me”.

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