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“Si sono alzati una mattina e ci hanno posto davanti al fatto compiuto”

Photo by Inter News

Giuseppe Galli, presidente dell’AIACS, ossia l’associazione che riunisce gli agenti italiani, ha fatto chiarezza sulla logica e sulle regolamentazioni della FIFA, cercando di spiegare nel dettaglio e senza fronzoli che cosa non va. Galli ha tracciato un quadro esaustivo e completo della situazione del calcio moderno, su cui c’è ancora tanto da lavorare.

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“Noi contestiamo questo regolamento, la FIFA ha predisposto una norma senza discuterne con noi agenti”. Loro dicono che ci hanno contattato, ma non è così, possono affermare quello che vogliono. Si sono alzati una mattina e ci hanno posto davanti al fatto compiuto”.

C’è chi dice che fosse un mercato troppo libero.
“Infatti i paletti ci dovevano essere, noi siamo collegati alla EFAA e seguiamo il loro percorso, come associazione. Ma è un regolamento talmente fatto male… Come nel 2015, con la deregulation, si sono svegliati un giorno e deciso tutto. Ora si dicono “che grande errore che abbiamo fatto”, ma non ascoltano chi sta sul campo. Non stanno danneggiando i grandi gruppi, ma il piccolo agente”.

Perché prenderebbe una piccola percentuale sullo stipendio, ma non quella più corposa dal venditore.
“Avere un mandato di vendita è una grande conquista per un agente, ma non è solo per guadagnare. Non vedo perché non possa rappresentare la società che vende”.

Quale percentuale considera legittima?
“Alle case d’asta non danno il 2%. Poi possiamo discutere, secondo me una possibilità è introdurre un budget, un salary cap sui ricavi e sugli acquisti potrebbe avere senso. Puoi spendere una percentuale sul fatturato e gestirla come vuoi, decidendo come spendere i propri soldi anche sulle commissioni. Se spendi tutto il budget per un giocatore non puoi acquistarne un altro. È corretto regolamentare ma con criterio”.

Anche perché il mercato dei ragazzi promettenti rischia di non esserci più.
“Con questo regolamento a me non conviene investire su un ragazzo giovane, è un vantaggio solo per i grandi gruppi. Con i ragazzi di Serie C non c’è nessun vantaggio, è tempo che perdo invece di impiegarlo in altra maniera. Credo sia una rovina per i giovani, nessuno li porterà a fare il salto nelle squadre professionistiche. Con una tavola rotonda avremmo trovato una soluzione”.

E perché non c’è stata?
“Da quando sono Presidente dell’Associazione sto chiedendo da anni questo incontro. Noi siamo sul campo, noi conosciamo il nostro lavoro. Poi se dobbiamo toglierci qualcosa, togliamo. Se c’è da aggiungere, aggiungiamo. L’intento è che il giocattolo funzioni, a nessuno conviene che il calcio si sgonfi, è l’ultima cosa che chiediamo. Vorrei chiarire però che l’agente non è quello che mette la pistola alla tempia per firmare contratti, è la società che si deve gestire e lavorare”.

Poi ci solo le grandi cifre che vanno agli agenti…
“Qui si parla sempre di commissioni, bisogna tirare fuori nomi e cognomi”.

Questo nuovo regolamento porta a qualche zona grigia?
“Le procure dovranno pagarle i giocatori. Invece c’è sempre un qualcosa che viene pagato dalla società, ma vorrei ricevere in base ai servizi che do. Se segnalo un ragazzino che non conosci e questo diventa un calciatore di livello, perché non posso monetizzare il mio lavoro? Di più: ora non potremmo guadagnare per giocatori minorenni che guadagnano 800 mila annui. A questo punto sarebbe la società a dovermi pagare il servizio

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