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La storia di Carlos Tévez, dalla polvere di  Ciudaela al prato della Bombonera

La storia di Carlos Tévez, dalla polvere di  Ciudaela al prato della Bombonera

La difficile infanzia di Carlitos

Per raccontare questa storia bisogna partire da Ciudaela, città ai margini della periferia di Buenos Aires, tra baracche, proiettili vaganti e povertà. L’Argentina di metà anni ottanta viveva con il mito del pallone e tra le strade impolverate si sognava la Bombonera e il Boca Juniors. Il 5 Febbraio del 1984 da quelle parti nacque Carlos Alberto Martínez Tévez, per gli amici l’Apache. Quando la madre di Carlos era in dolce attesa (settimo mese di gravidanza) il padre biologico Carlos viene ucciso a colpi di arma da fuoco. Il piccolo Carlos, chiamato così in onore del padre, venne abbandonato dalla madre a soli tre mesi di vita. Il piccolo non trova pace e a pochi mesi dal primo compleanno, è vittima di un tremendo incidente domestico, accidentalmente gli cade addosso l’acqua bollente di un bollitore e il bimbo viene trasportato tempestivamente al pronto soccorso. La coperta di nylon che avvolge Carlos rende la situazione ancor più critica, e il bimbo lotta tra la vita e la morte. Dopo circa due mesi di preghiere e terapia intensiva, Carlos è fuori pericolo, ma dovrà convivere con quelle cicatrici per il resto della sua vita. Gli zii materni Segundo Tévez e Adriana Martinez, accudiscono e proteggono Carlos, cercando di tenerlo lontano dalla strada e dai pericoli di Ejercito de los Andes, quartiere dove vige la legge del più forte.

La storia di Carlos Tévez, dalla polvere di  Ciudaela al prato della Bombonera

 

Santa Clara

Carlos Tévez è un ragazzo come tanti, con una smisurata passione per il calcio che un giorno sogna di giocare tra i più grandi. L’alto tasso di criminalità del Barrio di Fuerte Apache e la vita difficile non aiutano, ma Carlos differenza dei suoi amici può contare su due “genitori” che vigilano su di lui in maniera attenta e costante. Tra le favelas di Buenos Aires sembra impossibile trovare un posto felice nel mondo ma Tévez inizia ad accarezzare quel sogno di diventare un giocatore professionista. La prima esperienza di un certo rilievo si chiama Santa Clara, in cui la classe e le qualità di Carlos non passano inosservate. Il piccolo grande ragazzo cresce e all’età di 14 anni inizia ad assaporare una parte di quel sogno, che un domani lo catapulterà nell’Olimpo dei grandi dei calcio. Le giovanili del Boca Juniors sono un passo importante ma il giorno che Carlos Tévez non dimenticherà mai ha una data ben precisa. 

La Bombonera

Il 21 Ottobre del 2001 arriva l’esordio che fa battere il cuore, in cui l’Apache fa il suo esordio in una Bombonera gremita fino all’orlo. Il Boca sfida tra le mura amiche il Talleres, e il giocatore mette per la prima volta piede sul quel prato verde, tanto diverso dalle strade impolverate del barrio. Quella di Carlos Tévez con la maglia degli Xeneizes non è solo un’apparizione sporadica, perchè il talentuoso attaccante diventa il fiore all’occhiello del club. Nel 2003 arriva la vittoria del campionato argentino ma arriverà anche la soddisfazione più grande, ovvero la conquista della Coppa Libertadores. Dopo quasi 100 presenze con il Boca, Carlos saluta l’Argentina per abbracciare la causa del Corinthias, ma il Brasile è solo il trampolino di lancio per l’Europa. 

 

La storia di Carlos Tévez, dalla polvere di  Ciudaela al prato della Bombonera

Il Barrio sarà sempre casa sua

Il 31 Agosto del 2006  Tévez saluta il sudamerica e sbarca nella città del calcio, Londra. Carlos non poteva ancora immaginarlo, ma Upton Park sarebbe stato solo il punto di partenza di una carriera incredibile, folle e strepitosa. L’Apache, con le sue cicatrici e la sua storia, avrebbe fatto le fortune dei club più prestigiosi del mondo. Ma le origini e la polvere di Ciudaela non si dimenticano, perché il Barrio sarà sempre casa sua.

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